Le origini del Verdicchio, una verità di uve bianche tipiche delle marche, vedono la più antica attestazione all’interno di una traduzione del 1557, effettuata da Mambrino Roseo da Fabriano, riguardante il trattato di agricoltura dell’agronomo spagnolo Gabriel Alonso de Herrera, il “Libro di agricoltura utilissimo”; all’interno della traduzione infatti la varietà di uva da vino denominata in spagnolo come “Torrontés” viene tradotta in italiano come “Verdicchio” da Mambrino Roseo da Fabriano.

Un altro indizio sulle origini del Verdicchio ci viene dato all’interno dell’opera “De naturali vinorum historia, de vinis Italiae e de conviviis antiquorum Libri VIII” scritto da Andrea Bacci (Sant’Elpidio a Mare, 1524 – Roma, 1600) edita nel 1596, nella parte in cui si ha il capitolo riguardante la descrizione dei vini piceni.

Il legame del verdicchio con le Marche

Da notare è il fatto che sia Andrea Bacci che Mambrino Roseo (l’autore della traduzione dallo spagnolo del primo libro citato) sono entrambi dei marchigiani: è probabile infatti che già verso la prima metà del 1500 il verdicchio avesse un legame particolare con questa regione.

Le origini del verdicchio: dal Veneto alle Marche

Ad ogni modo un’ultima interessante (e decisiva) informazione riguardante le origini del verdicchio ci è stata data da un’analisi genetica di questa varietà, che ha sottolineato una parentela molto ravvicinata del verdicchio con il Trebbiano di Soave. Quindi è possibile, parlando delle origini del verdicchio, ipotizzare che sia stato originariamente introdotto da coloni veneti nelle marche, che verso la fine del quattrocento (i tempi coincidono con le annotazioni che abbiamo visto di sopra) giunsero nelle Marche al fine di ripopolare le campagne dopo il disastroso passaggio della peste.

Nonostante questa ipotesi di introduzione esterna da parte dei veneti sicuramente il verdicchio, oggi come in passato, ha un fortissimo legame con la terra delle Marche, regione chiave nella produzione di vini del Verdicchio.