Nero di Troia (varietà di uve): caratteristiche e consigli per la coltivazione
Che cos’è?
Il “Nero di Troia” è un vitigno a bacca nera, spesso chiamato anche “uva di Troia”, tipicamente coltivato in Puglia.
Origine
Probabilmente autoctono della Puglia.
Sinonimi
Oltre a “Uva di Troia”, altri nomi con cui è chiamato il nero di Troia sono “sumarello”, “Somarello”, “Uva di Canosa”.
Dove viene coltivato?
L’uva di Troia è coltivata frequentemente in Puglia ed in Basilicata, ma si caratterizza per una presenza limitata anche all’interno della Calabria, in particolare lungo la provincia di Caserta e di Benevento.
Caratteristiche del vigneto
Le foglie del nero di Troia sono tendenti alla forma pentagonale, non eccessivamente grandi.
Durante l’autunno le foglie mutano in un romantico colore rosso-marroncino, mentre durante novembre cadono dalla pianta.
L’uva del nero di Troia, che matura in genere attorno ai primi di ottobre, è colorata di un piacevole violetto, di media grandezza e dalla forma tendente alla sfera.
Vini
Il mosto delle sue uve viene impiegato per produrre il vino omonimo, che rientra fra i vini tipici più famosi della Puglia.
I vini prodotti con queste uve spesso possono presentare una favorevole tendenza a reggere l’invecchiamento.
Consigli per la coltivazione
Si suggerisce una coltivazione possibilmente nei pressi della costa, con esposizione del vigneto ad est-ovest, in terreni di tipo argillosi-silicei.
Il Nero di Troia ha una buona resa, nella media, pari a 50 quintali per ettaro.
Essendo quest’uva sensibile alla peronospora e alle ventate calorose si consiglia maggiore attenzione rispetto a questi due aspetti, oltre che alla lotta all’oidio ed alle altre eventualità nocive per il vigneto.