Con quali altri nomi viene chiamata l’uva Nebbiolo? Ecco “i nomi del Nebbiolo”
Introduzione
Il Nebbiolo è un vitigno originario del Piemonte, le cui prime attestazioni scritte del nome giunte sino a noi risalirebbero alla fine del 1200, costituito da pregiate uve a bacca nera, ottimo da abbinare con le carni bianche, con il manzo, il maiale e il brasato.
I vini del nebbiolo si prestano spesso all’invecchiamento mantenendo (o persino migliorando) le proprie qualità.
Ma perché si chiama così? In questo articolo scopriremo l’origine del nome del Nebbiolo e gli altri nomi più famosi usati per indicare questa varietà di uve.
Con quali altri nomi viene chiamata l’uva del nebbiolo?
In valle d’Aosta il Nebbiolo viene chiamato col nome di “Picoutener”, ma esistono anche altri nomi per indicare il Nebbiolo, come quello usato in Valtellina, ovvero “Chiavennasca”.
Un altro nome usato in alcune zone del Piemonte è quello di “Spanna” (Vercelli e Novara).
L’uva del nebbiolo viene anche chiamata “nebiolo” (uguale al nome originale con l’eliminazione di una b), “Prunenta” (nei dintorni di Domodossola), “Brunenta, Marchesana”, “Martesana”, “Melasca” (nome usato nella zona di Biella, ormai tuttavia caduto nel disuso).
Origine del nome dell’uva “Nebbiolo”
Il nome del Nebbiolo deriva dal colore scuro delle uve del vigneto, particolare e unico dovuto alla quantità di purina effettivamente presente negli acini.
Altre ipotesi parlano di un ipotetico collegamento con la tarda maturazione di questa varietà di uve, difatti coincidente con le prime “nebbie” dell’autunno (seconda-terza decade di ottobre).
Molto tempo addietro si fece anche balenare l’ipotesi per cui il nome di “Nebbiolo” derivasse da una storpiatura di “nobile”, in linea con le caratteristiche di questo vigneto (uno dei sinonimi con cui è chiamato il nebbiolo è infatti “Nebiolo”).
Approfondimenti e bibliografia consigliata
La zona di coltivazione è oltre al Piemonte, la Sardegna, la Lombardia, l’Umbria, l’Abruzzo e la Basilicata.