Introduzione

Il Barolo è uno dei vini rossi più lussuosi e pregiati del Piemonte, amato per il suo sapore asciutto, per il suo profumo ricco e per la sua consistenza equilibrata, necessita di uve del Nebbiolo al 100% e di un invecchiamento in botte di minimo 38 mesi: ma qual è l’origine e il significato del suo nome? In questo articolo proveremo a spiegare cosa vuol dire “Barolo” e ripercorreremo insieme alcune tappe “storiche” di questo celebre vino.

Che cosa significa “Barolo”?

Origine

Un’ ipotesi sull’origine del nome del vino Barolo potrebbe essere semplicemente quella geografica: il vino Barolo infatti venne prodotto principalmente nel paese omonimo di Barolo, situato in Piemonte, lungo le Langhe, in Provincia di Cuneo, ormai celebre proprio a causa del vino omonimo.

Perché si chiama “Barolo”?

Il nome del vino “Barolo” deriva probabilmente non solo per il nome del paese omonimo ma anche da quello dei primi produttori “organizzati” del vino, i marchesi Falletti di Barolo (Tancredi Falletti di Barolo, Giulia Colbert Falletti di Barolo), che sembra iniziarono una delle produzioni più importanti di Barolo dell’intero Piemonte.

“Barolo” come nome deriva dal nome dell’antico castello di Barolo, si pensa eretto da Berengario I (nato a Cividale del Friuli intorno all’850 d.C. e morto a  Verona il 7 aprile 924 d.C.), ovvero “Villa Barogly” (peraltro arrivato poi a essere tenuto stabilmente in seguito dai marchesi di Barolo stessi, sino al 1864, probabilmente a partire dal 1250 circa).

Significato

Per quanto riguarda l’etimologia “più profonda” della parola “Barolo” il suo significato potrebbe perdersi nei meandri dell’antica lingua celtica o dell’antico ligure, e si discute riguardo al fatto che possa derivare nello specifico da “bas reul”, che potrebbe significare “luogo basso” (in effetti in piemontese il nome del paese è “Bareu” o “Bareul”, quindi abbastanza simile, e il paese di Barolo è posto un po’ più in basso rispetto a quelli del circondario).

Altra ipotesi da non scartare a prescindere è comunque la possibilità che “Barolo” derivi da “barro”, una parola gallo-celtica significante, si pensa, “punta, cima”.

Il ruolo di Paolo Francesco Staglieno nella nascita del Barolo

A dirla tutta però va ricordato che fu Paolo Francesco Staglieno a ricoprire il ruolo più centrale all’inizio della produzione “ufficiale” di Barolo, all’incirca nel 1830: elaborò un metodo per generare una nuova tipologia di vino dalle uve di Nebbiolo secco, poi si pensa sfruttato correttamente anche dai marchesi di Barolo.

Paolo Francesco Staglieno fu sicuramente uno dei “padri” più importanti del Barolo, nonché ben noto enologo e divulgatore della cultura del vino, pubblicando nel 1835 un manuale riguardante la coltivazione dei vini in Piemonte; da ricordare inoltre è l’introduzione del metodo Gervais, sempre da parte di Staglieno, che permise l’eliminazione dell’acido carbonico e del biossido di carbonio in eccesso nel vino, garantendo un prodotto finale più stabile e adatto all’esportazione.

Il ruolo dei marchesi di Barolo nella nascita del vino Barolo

Tancredi Falletti di Barolo (1782 – 1838) fu l’ultimo marchese di Barolo, nonché sindaco di Torino fra il 1826-1827.

La marchesa Juliette Colbert di Maulévrier (originaria della Francia, nata a Maulévrier il 27 giugno 1785  e morta a Torino il 19 gennaio 1864), che sarà nota in Italia, dopo il matrimonio con il conte Tancredi Falletti di Barolo, come “Falletti di Barolo” o “Giulia di Barolo”, si impegnò particolarmente (fra le sue altre innumerevoli attività) a migliorare con cura la produzione del Barolo (va detto che anche la sua stessa famiglia d’origine in Francia era nota per essere dedita alla coltivazione di vigneti e alla produzione di vini pregiati).

La storia della marchesa Falletti di Barolo e del vino Barolo

La marchesa ottenne l’appoggio del Conte Camillo di Cavour e del re Vittorio Emanuele II di Savoia, arrivando a diffondere in tutta Europa il nome del Barolo, nonché a perfezionare la tenuta del vino grazie al metodo Staglieno.

Un curioso aneddoto racconta che la marchesa arrivò a regalare 325 botti del tipo “carrà” al re Carlo Alberto come omaggio, una per ogni giorno dell’anno.

Carlo Alberto ne fu così compiaciuto da comprare un’intera tenuta apposita per avviare una sua personale produzione di vino Barolo (la tenuta di Verduno), similmente a quanto farà anche il re Vittorio Emanuele II, avviando una produzione personale presso Fontanafredda e Serralunga d’Alba dopo pochi anni dall’acquisto di Carlo Alberto.


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